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Detartrasi Monza: perché fare l’ablazione del tartaro professionale ?


detartasi monzaPer la maggior parte di noi la detartrasi rappresenta giustamente uno degli appuntamenti fissi dal dentista di fiducia. Un’ablazione del tartaro professionale su base periodica, infatti, è importantissima per mantenere lo stato di pulizia e igiene ad un livello qualitativo sufficiente a scongiurare l’insorgere di carie ed altre problematiche più serie.

Sì, ma perché la detartrasi non la possiamo fare a casa? Una corretta e scrupolosa igiene orale non è sufficiente?

In questo articolo su Detartasi Monza cerchiamo innanzitutto di chiarire perché è così importante un’ablazione del tartaro professionale e perché è molto più efficace delle regolari operazioni di igiene quotidiana (che rimangono pur sempre essenziali).

Partiamo dalle basi: che cos’è il tartaro e come si toglie?

Innanzitutto bisogna chiarire che tartaro non è uguale a placca batterica. Per tartaro infatti si intende un accumulo di placca batterica. Questa differenza spiega il perché sia necessario ricorrere periodicamente alla detartrasi dal dentista a Monza. Se infatti la placca è può essere rimossa con tutte le accortezze già descritte in altri articoli (leggete in particolare questo articolo), proprio perché non ancora sedimentata, il tartaro rappresenta una forma di placca batterica ormai “vecchia” e accumulata e quindi non più removibile facilmente.

Più specificamente il tartaro è un deposito calcificato di placca batterica, che può depositarsi sopra o sotto le gengive. Nel primo caso si parla di tartaro sopragengivale, mentre nel secondo di tartaro sottogengivale.

Il tartaro sopragengivale si presenta sotto forma di incrostazioni, perlopiù bianche o giallognole, che si formano tra i denti e le gengive. È in grado di formarsi in un tempo relativamente breve (inferiore alle due settimane).
Il tartaro sottogengivale non è così immediatamente riscontrabile, proprio per la sua posizione al di sotto delle gengive. È caratterizzato da un colore rossiccio, dovuto a piccole emorragie che può causare nello strato sottogengivale. È più pericoloso del primo tipo, perché più a contatto con i tessuti molli: è spesso la causa numero uno dei solchi gengivali ed è uno dei maggiori fattori di rischio per la malattia parodontale. Spesso è anche accompagnato da alitosi.

Dato che il tartaro non è altro che un accumulo di placca, la sua formazione dipende in via diretta dal livello di placca batterica presente nella nostra bocca e, in via indiretta, da patologie che possono aumentarne il rischio di accumulo.

Le abitudini di igiene quotidiana rappresentano il fattore di rischio più significativo. Per scongiurare la formazione del tartaro è essenziale eliminare più placca possibile e per questo è bene utilizzare spazzolino e filo nei modi giusti.
Attenzione anche alla disposizione dei propri denti: se i denti sono disposti in modo non convenzionale (ad esempio in caso di morso inverso), le operazioni di pulizia con spazzolino e filo interdentale potrebbero essere ostacolate e rendere così più probabile la formazione del tartaro.
Un ulteriore fattore di rischio è rappresentato dalla parodontite: un paziente affetto da malattia parodontale accumulerà con maggior facilità la placca batterica, a causa di tasche e solchi gengivali conseguenti alla malattia.

Tutti gli step della detartrasi professionale a Monza

Per queste sue caratteristiche il tartaro è praticamente irremovibile con i normali strumenti di igiene orale casalinghi.
L’igiene quotidiana, anche se eseguita meticolosamente può al massimo sollevare batteri e residui di cibo depositati su smalto e spazi interdentali, senza togliere la placca sotto la gengiva o in spazi difficilmente raggiungibili dallo spazzolino. Un accumulo di tartaro, anche minimo, è quasi inevitabile.

La detartrasi professionale diventa quindi fondamentale per assicurare uno stato di salute orale anche nel lungo termine.
Infatti, a differenza delle operazioni di pulizia quotidiane, è in grado di rimuovere completamente placca e tartaro. Non solo rimuove i depositi sulla superficie dei denti, ma riesce ad andare in profondità anche nella zona sottogengivale.

La pulizia dentale professionale in genere è indolore e viene eseguita senza anestesia. Alcuni pazienti con un’elevata sensibilità dentinale potrebbero però avvertire fastidio o addirittura dolore. Ogni caso va valutato con il dentista di riferimento.

Ecco dunque quali sono gli step più comuni di una detartrasi professionale:
1. Rimozione di tartaro e placca, anche in profondità, eseguita da un igienista dentale, con strumenti sterilizzati particolarmente appuntiti che, oscillando a frequenze elevatissime, sono in grado di frammentare e distruggere tutti i sedimenti di tartaro.
2. Curettage: Attraverso uno strumento apposito (curette) è possibile prevenire la formazione di sacche di tartaro all’interno delle pareti gengivali.
3. Eventuale rimozione di macchie esterne dai denti tramite pasta abrasiva ad azione smacchiante.

Lo sbiancamento dentale non fa parte del normale trattamento di ablazione del tartaro, anche se spesso i due trattamenti vengono eseguiti in combinazione. Per approfondimenti potete leggere questo articolo sullo sbiancamento.

Il trattamento può eventualmente proseguire con una seduta di sbiancamento, spesso eseguita in combinazione, ma che non fa parte della procedura standard di pulizia ed igiene.

Per approfondire: Sbiancamento e igiene dentale

https://youtu.be/QWSWSHr56FU

http://www.nutrieprevieni.it/wp-content/themes/responsive-childtheme-master/riviste/20171004/rivista.pdf

Dental Tribune

Odontoiatria33

Tumore del cavo orale, dati allarmanti dal rapporto Airtum. Basso il tasso di sopravvivenza se scoperto in ritardo

La notizia di una donna di 34 anni, mamma di quattro figli, che a seguito della rottura di un dente per aver aperto una bottiglia di plastica si era vita diagnosticare dal dentista a cui si era rivolta un tumore alla bocca in stato avanzato, aveva interessato i media generalisti online, ad impressionare le foto del volto sfigurato della donna a seguito del’intervento resosi necessario per salvarle la vita.

A ricordare come il tumore del cavo orale, e quello della testa collo in generale, sia ancora una delle forme tumorali con il più alto tasso di mortalità è stato il rapporto Airtum 2014 recentemente presentato alla stampa dal Ministro della Salute On. Beatrice Lorenzin.

Se per i tumori della testa e collo (bocca e ghiandole salivari, lingua, orofaringe) non si prevede un incremento, ma neppure una riduzione, del numero di malati per il 2015 (111.000  i casi stimati in Italia), per i tumore della bocca rimane drammatico il tasso di mortalità per i pazienti la cui diagnosi arriva tardivamente.

Dai dati indicati nel rapporto, il tumore del cavo orale ha una sopravvivenza oltre il tempo di cura del 5%, dopo 5 anni è del 19% e dopo 20 anni è dell’11%.
La percentuale di sopravvivenza in caso di diagnosi precoce (stadio 1 o 2) arriva, invece, anche all’80%.
Confermato come le fasce di età più colpite siano quelle oltre i 45-50 anni mentre le cause principali restano l’alcol e il fumo: il 90 % dei soggetti affetti da carcinoma orale è rappresentato da fumatori abituali. Un fattore etiologico che sta acquisendo crescente rilevanza è il Papilloma Virus Umano (HPV) 16. E’ di qualche giorno fa la notizia secondo cui il Ministero della Salute vorrebbe estendere anche alla popolazione maschile a rischio il vaccino.
Per quanto riguarda la distribuzione geografica sul territorio nazionale il Nord Ovest e Nord Est restano quelle con il maggior numero di casi.

Dal rapporto Airtum viene confermato che più di ogni altro tumore, per quello del cavo orale la prevenzione ma soprattutto la diagnosi precoce rimane fondamentale.

E su questo da anni l’odontoiatria sta giocando un ruolo fondamentale sia per sensibilizzare i cittadini sul problema che per effettuare visite preventive. Molti i progetti attivati, dal progetto Guardati in bocca del COI-AIOG al dentista sentinella attivato dalla CAO Nazionale ricordando anche le attività di AIO e l’Oral Cancer Day della Fondazione ANDI Onlus che dal prossimo maggio tornerà, per la nona volta, a visitare e sensibilizzare gli italiani.

“I numeri della ricerca Airtum -dice ad Odontoaitria33 Giovanni Evangelista Mancini (nella foto) presidente della Fondazione ANDI Onlus- rafforzano l’importanza di campagne di screening clinico e di sensibilizzazione dei cittadini per cambiare radicalmente la situazione attuale e facilitare quanto più possibile la diagnosi precoce, vera insostituibile arma terapeutica. Ma attraverso l’Oral Cancer Day volgiamo sensibilizzare anche i dentisti ad attivare ogni buona pratica per individuare precocemente eventuali lesioni sospette indirizzando ai centri di riferimento i pazienti a rischio”.

Gli stili di vita, ricorda il presidente Mancini, “sono quindi molto importanti e tra questi l’adozione di diete bilanciate e ricche di frutta e verdura”. A questo proposito la Fondazione organizzerà un evento ad hoc all’interno di Expo 2015 proprio per sensibilizzare sui benefici anche per la salute orale di una corretta alimentazione.

Questi i dati rilevati dal rapporto:

Dati di sintesi tumori in Italia

• 5% della popolazione ha ricevuto una diagnosi di tumore (tutti i tumori)
• 2010: 2milioni e 600mila diagnosi
• 2014: 3milioni
• Aumento del 3% l’anno e del 20% in 5 anni.
• Motivo: aumento dell’età media e miglioramento della sopravvivenza dopo terapia oncologica.
• Dopo i 75 anni oltre il 20% dei maschi ha un tumore e il 13 % per le femmine.

Tumori del distretto orale:

Lingua:

• 10.394 casi
• 2.865 casi di sopravvissuti oltre il tempo di cura 28%
• maggiore incidenza nel nord del paese (25 ogni 100.000)
• maggiore prevalenza nei maschi
• maggiore sopravvivenza nelle femmine
• maggiore aspettativa di guarigione se inizio di diagnosi e trattamento entro i 45 anni

Bocca:

• 10.749 casi
• 564 casi di sopravvissuti oltre il tempo di cura 5%
• maggiore incidenza nel nord del paese (25 ogni 100.000)
• maggiore prevalenza nei maschi
• maggiore sopravvivenza nelle femmine
• maggiore aspettativa di guarigione se inizio di diagnosi e trattamento entro i 45 anni

Orofaringe:

• 6.237 casi
• 1.489 casi di sopravvissuti oltre il tempo di cura 24%
• maggiore incidenza nel nord del paese (16 ogni 100.000)
• maggiore prevalenza nei maschi
• analoga sopravvivenza maschi/femmine
• maggiore aspettativa di guarigione se inizio di diagnosi e trattamento entro i 45 anni

Ghiandole salivari:

• 12.433 casi
• 6.952 casi di sopravvissuti oltre il tempo di cura 56%
• maggiore incidenza nel nord e nel centro del paese (25 ogni 100.000)
• maggiore prevalenza nelle femmine
• analoga sopravvivenza maschi/femmine
• maggiore aspettativa di guarigione se inizio di diagnosi e trattamento entro i 45 anni

FONTE: http://www.odontoiatria33.it/

http://www.dental-tribune.com/articles/news/italy/index.html

http://www.doctor33.it/?xrtd=XYLCXAPAXTVRYSRRRSXSRS

http://www.popsci.it/categoria_area_professionale/salute-orale-impianti

http://www.osteocom.net/osteocom/modules.php?name=HomePage&op=osteoblog

 

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